Siamo stanchi. Vogliamo tornare a una vita fatta di socialità.
Ma sull’altro piatto della bilancia c’è l’aumento dei contagi, gli ospedali in sofferenza, le terapie intensive in allarme, il numero di morti considerevole e che non si placa.
La soluzione è la zona rossa (si spera sia l’ultima) con la conseguente chiusura di tutte le attività non necessarie. Tra cui bar e ristoranti, per cui è consentito il solo asporto.
Consci di quanto è accaduto lo scorso anno, sappiamo quasi per certo (varianti impazzite permettendo) che con la bella stagione la situazione dovrebbe migliorare e quindi potremo tornare a frequentare anche bar e ristoranti.
Ma gli scienziati ci dicono che non bisognerà abbassare la guardia, almeno finché non si sarà conclusa la fase di prima vaccinazione a tutta la popolazione (e poi si vedrà, al momento basiamoci su ciò che è più o meno certo).
Ciò significa che le attività per la riapertura dovranno continuare a rispettare i “protocolli” anti-contagio allegati ai vari DPCM.
Possiamo comprendere se un locale è in regola fin dalla porta d’ingresso. Considerato che all’interno di un bar/ristorante per consumare dobbiamo togliere la mascherina, l’esercente deve garantire il rispetto del distanziamento di un metro. Ovvero un individuo ha necessità di 4 m², che derivano dalla distanza di un metro davanti, dietro, a destra e a sinistra.
È obbligatorio che tutte le attività aperte al pubblico espongano un cartello in cui si dichiara il numero massimo di persone che possono stare contemporaneamente nel locale. La mancanza del cartello denota già il non rispetto di una regola molto importante. E col dato sopra riportato siamo in grado di capire, facendo due conti a occhio, se nel locale sono presenti più persone di quanto il rispetto del distanziamento consenta.
Devono essere esposti anche cartelli informativi sulle misure di prevenzione comprensibili a chiunque.
Il distanziamento vale anche ai tavoli. Non siamo tutti conviventi. Se io sono a pranzo di lavoro con un cliente, devo avere il tavolo che permetta il distanziamento di un metro davanti, dietro, a destra e a sinistra.
Il personale deve indossare correttamente la mascherina chirurgica o FFP2. Non sono consentite mascherine di comunità.
Deve essere disponibile gel igienizzante e sicuramente è di buon auspicio che il personale ci inviti all’igienizzazione e ad indossare a nostra volta correttamente la mascherina, ad esempio quando ci alziamo dal tavolo. Significa che il personale è stato formato (obbligo per il datore di lavoro).
Anche il menù utilizzato è un indizio sull’applicazione delle regole anti-contagio. Si devono prediligere menù usa e getta. Vi sarà capitato di dovere visualizzare il menù tramite il QRCODE. Diversamente i menù devono essere igienizzati ogni volta prima di essere consegnati ad un nuovo cliente. Comprendete che non è fattibile, quindi anche questo è un fattore che può farci capire la buona volontà dell’esercente a rispettare le regole anti-contagio.
Stessa logica vale per l’igienizzazione del tavolo. Se vediamo che il tavolo viene sparecchiato ma non igienizzato, siate consapevoli che non avete idea di chi si è seduto prima di voi e le mani sono il veicolo del virus.
La misurazione della febbre è una misura ulteriore di controllo e prevenzione e la richiesta del nostro nome e numero di telefono (se non raccolti quando si è prenotato) sono necessari per la ricostruzione dei contatti. Gli esercenti devono conservarli per 14 giorni. Dobbiamo tenere presente che siamo senza mascherina per un tempo medio-lungo e i sistemi di condizionamento/riscaldamento ad aria (se non mantenuti nel rispetto delle indicazioni dell’ISS) sono un veicolo su cui il virus circola agevolmente. L’attuazione di queste misure è indice di attenzione da parte dell’esercente.
Se utilizziamo i servizi igienici, considerato che l’esercente ha l’obbligo di igienizzarli più volte al giorno, ci aspettiamo di trovarli in buone condizioni di pulizia. Se così non fosse non è di buon auspicio del rispetto delle regole di contenimento del contagio.
Il locale deve essere arieggiato. L’ISS ha definito delle linee guida che stabiliscono che ove presente un impianto di condizionamento/riscaldamento la funzione di ricircolo dell’aria deve essere esclusa. Purtroppo per noi comuni clienti non è possibile comprendere questo aspetto. Dobbiamo fidarci. Sicuramente se troviamo locali in cui sono tenute le finestre/porta aperte è di buon auspicio perché viene favorito il ricambio d’aria.
Poi vi sono anche altre misure organizzative che l’esercente, datore di lavoro, deve attuare nel rispetto dei protocolli per il contenimento del contagio da Covid-19 e per la protezione dei lavoratori, ma sono verifiche che potranno fare gli organi di controllo analizzando i documenti allegati al Documento Valutazione Rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori (D.Lgs. 81/08).
Alla luce di quanto sopra, provate a pensare ai locali che frequentate. Personalmente la scorsa estate fino ad inizio autunno ho frequentato nel tempo libero sempre i soliti locali di cui avevo certezza che rispettavano le regole. Per lavoro mi è purtroppo però capitato di ritrovarmi a pranzare in un certo numero di locali in cui le regole erano completamente disattese e, alla richiesta di avere un tavolo con distanziamento, ricevere un secco rifiuto e ritrovarmi gomito a gomito e schiena contro schiena con persone sconosciute.
Quindi, bar e ristoranti: si. Ma affidiamo la nostra salute a chi per primo la rispetta.By Radice Paola